DROGA & SESSO ALLA LOVE SHOCK TABU'
subject: Gino the Chicken Lost in the Net, Droga & Sesso alla Love Shock Tabù
date: Sun, 20 December 1997, 00:40:30
refert: 4915 - Cyberdelic Drugs
home: HyProgress Toward the Eschaton
version: original
notes: siamo riusciti a portare quel pollo maledetto al Tabù, ma non a farcelo rimanere abbastanza a lungo per stroncarlo. Colpa di quel fesso di Arbiter: ha disconnesso Gino the Chicken mentre si stava rimpinzando di droghe ciberdeliche avariate che gli avrebbero finalmente spappolato neuroni e culo. Arbiter ha fatto lo splendido e non si capisce perché. Tanto pagano i contribuenti. Darei volentieri una scrollatina a quel G@nesh, così impara una volta per tutte che non conviene intralciare il nostro lavoro.
 
(inizio registrazione digital video ore 00:40:30 - segue solo testo Gino the Chicken)
 
Notte elettronica alta. Un loop in testa, certamente indotto: troppo solo, malinconico e per niente niente ballerino. Un vortice di bit grigi mi segue ovunque. Gino non è Gino. Che mi stanno facendo? Me ne vado lemme lemme brividoso nel casino del Tabù. Love Shock. Droga&Sesso. Alé. Per il rock&roll dovrò aspettare.
Mollemente stravaccato sul lettino viola di una misera stanzuccia di simulazione, mi interfaccio con un software di droga eh sì virtuale ciberdelica e via scivolo sul mare burro d'arachidi leccando le onde. Mi sento subito fatto come un culo. Ma davvero. Mentre mi sto chiedendo perché io Gino sono qua con questa schifezza di botta dura che non è cosa da me stesso pollo pollino, la commozione mi invade l'animo tutto compattandomi nel presente. Sole, sole ovunque. Era ora. Deserti selvaggi diventano giardini e io sono Gino perduto tra peschi fioriti che se ne vanno all'infinito, inghiottiti da un cielo di carne arancione, disteso disteso, piatto e demente. Un Gino perduto dagli occhi d'alabastro, diamante nel becco, in testa tutto passione e sentimento.
Caldo improvviso. Riapro gli occhi di scatto e batto le ali. Nell'eleganza del mio nuovo caffetano a cristalli liquidi, sfreccio verso il globo luminoso in prossimità dell'orizzonte. Una vera star del circo intergalattico. Il mio cuore d'osso batte mentre il sole si spluff spegne. Lontano lontano, sento io me Gino il superpollo strillare come una gallinuccia. Per scacciare la tenebra mi sconnetto per un istante dal cyberdelic - in arrivo fumo nero su luce intensissima - e nell'intervallo zero che precede la riconnessione, focalizzo vagamente che l'urlo ha richiamato dei simulacri umani. Clienti chic come si addice a questo posto di merda, clandestini ricconi che stan qua perversi di nascosto.
(Innesti neg-entropici e platinum card criptata, privilegiati dei privé, posseduti dal giocare al rialzo col divino, che desiderano trasformarsi in un sempre giovane sistema operativo di perfetta agghiacciante bellezza, senza lontanamente immaginare quel che diventeranno: obsoleti gracchianti tecnodroidi mal cromati, zero sexy, mal sincronizzati, pronti a prenderlo tra le mele e a qualsiasi sacrificio antiruga. Destinati ad essere insensibili a tutto fuorché alla ruggine. Robot pieni di bulloni e ridicoli leds, che in strada si divertono a spaccare in due le teste degli urogalli in manette facendole schioccare come noci di cocco. )
Come fa la canzoncina? Laggiù, tra le tue cosce di polline/lunghe lunghe e gialle/e alla blindoporta di casa/ guardie del corpo lobotomizzate/presidiano il glicine zuccherino dai nostri becchi assetati...
- Ma che rozzeria, guardate... questo pollaccio è proprio sfatto! - si intromette con autorità nei miei buzzuti pensieri l'Arbiter Elegantiarium della serata.
Mi ha staccato, tagliato fuori. Brutto stronzo.
- Arbiter, non ne uso, ne abuso, riallacciami e non rompere i coglioni, vuoi?
- Ah, ma allora questo cambia tutto! L'autodistruzione rientra nella naturalità del comportamento umano alla pari dell'istinto di conservazione, una cosa non esclude l'altra e dunque, per un pollo, un trip non è più trop, anzi è molto nobile cercare, imitare, emulare l'umano e in tal modo facendo elevare sé medesimissimo verso eccetera eccetera.
- Ma vaffanculo cretino! - rispondo con il mio grande cuore, per poi abbandonarmi di schianto sul lettino.
Sorrido, sto bene non preoccupatevi... mi alzo, scivolo su dei pattini dimenticati, casco per terra con i cattivi felici di potermi umiliare. Allora piumeggio una luger del 1932 e mi metto a sparare saltando come un pazzo galletto birmano tra gli ologrammi porno della sim-room. Il buttafuori, un catarroso mastino napoletano, mi si lancia addosso con tutto il suo mestiere, ma non può evitare essendo io velocissimamente veloce, che lo schermo di simulazione virtuale si accasci al suolo colpito nel suo gelido buffer di memoria mentre trasmette i soliti blow-job acrobatici multirazziali tra umanone e cavalloni neri neri.
Mentre mi trascinano via godo tra la droga e il resto, godo godo come un maiale - rock&roll sulle urla soffocate dei clienti rimasti a metà per la disconnessione dei loro eyephone dallo schermo madre, bump! rituffati istantaneamente nel nulla esterno.
(…)
Il processo che ebbe luogo seduta stante nell'ufficio del gestore della love-shock Tabù, un vecchio indiano albino di Calcutta chiamato G@nesh che rideva per un nonnulla con aria da santone appagato, stabilì che il grande bioschermo di fabbricazione coreana erasi suicidato e che di conseguenza l'extracyborg Gino il pollo era da considerarsi innocente.
E questo fu il rapporto inviato alla Divisione Antiterrorismo.
- Escandescenze da pazzo fuggitivo... - sentenziò bonariamente G@nesh grattandosi la proboscide - Per questa volta ti copriamo. Ma per favore: io non voglio problemi con la C.I.A. E' abbastanza dura così per noi poveri gestori indù. Sai tu quanto mi era costato il bioschermo? E sai tu quanto ho dato all'Arbiter per farlo star zitto?
No. E mica mi interessa. Io per me Gino ho ancora mal di testa, e giuro sul mio babbo gallo che mai più. Ma per il resto, nulla, sto bene.
 
(fine testo)