- GINOFILES: BIT
SLIM/IL LEONE S'E' RISVEGLIATO
- (solo per
ragazzini)
- subject: Gino the Chicken,
Ginofiles Saracino
- date: Tu, 3 December 1997,
9:10:00
- refert: 4722 - Bit
Slim
- home: Fort Alamo Archive,
San Antonio, Texas
- version: italian
translation
- notes: confessione (diffusa
via rete) del disertore Frank Saracino. Ex hacker tossicomane,
noto come Bit Slim, Saracino fu ingaggiato dall'agenzia subito
dopo l'immissione di Gino the Chicken nel web. Una dose
eccessiva di peyote gli ha definitivamente fritto il cervello.
Saracino è convinto di aver visto lo spirito di Gino
stagliarsi vibrante nel cielo del Texas, a quel punto le porte
della comune percezione si sono spalancate per non richiudersi
mai più. E' un fesso patetico che gira con una maschera
da leone, ma ha un suo seguito. Diffidare.
-
- (segue solo testo
confessione Frank 'Bit Slim' Saracino)
-
- Il mio nome è Frank
Saracino, ma tutti mi chiamano Bit Slim. Ho trentadue anni e
sono stato un intercettatore della Chicken Investigation
Agency. I miei nonni paterni vengono dalla Sicilia,
precisamente da Donnalucata, un paese in riva al mare, vicino
Ragusa. Sono sbarcati nel porto di N.Y.C. nel 1936, nonna
Assuntina era già incinta, ma nessuno se n'è
accorto. Questa discendenza mi ha aiutato nel trovare lavoro.
L'agenzia cercava qualcuno esperto in spionaggio elettronico
capace di comunicare in siciliano con un pollo sotto
tracciamento. L'idea che il pollo parlasse siciliano era
sballata, ma intanto io ho smesso di fare l'hacker irriducibile
in attesa di tre processi, ho avuto un buon contratto e la
promessa di 'una fedina penale pulita come il bagno di Michael
Jackson'. Era il giugno del 1995, un miliardo di anni
fa.
- (
)
- Quando sono arrivato a Fort Alamo,
la cosa che più mi ha spaventato, oltre al caldo,
è stato il sapore schifoso della pizza. In attesa del
materiale che avevo richiesto per iniziare il lavoro di spia,
ero libero da ogni impegno e così, per colpa del cognome
da dago e delle critiche da intenditore sulla mozzarella, ho
dovuto combattere non poco per non essere costretto ad
imbarcarmi temporaneamente nel MORE4 come assaggiatore
aggiunto. Sono stato fortunato. Di lì a pochi mesi,
tutti gli assaggiatori umani e animali del MORE4 sono morti in
circostanze misteriose, sparpagliati come capperi infetti negli
ospedali militari del paese.
- Ma torniamo alla mia storia. Per
un errore del computer del magazzino, l'arrivo del materiale
tardava. Io bighellonavo nella base e ripassavo il dialetto
ragusano parlando per ore a telefono con nonna Assuntina di
santi e di morti. Una noia abissale, che mi faceva rimpiangere
la vecchia cara fogna da cui venivo. Poi, in una notte di luna
rossa comanche, una sfera di calda luce solida mi ha travolto,
mi ha reso consapevole e la mia vita non è stata
più la stessa.
- Era un sabato sera e io avevo
iniziato a ubriacarmi ben bene presidiando il bar della base
già da qualche ora. Per evitare di farmi coinvolgere in
pettegolezzi sul colore della carta igienica di Michael Jackson
(una vera ossessione al Fort), me ne stavo da solo al bancone,
l'aria condizionata sparata in faccia. Ero già
rassegnato alla solita stronza serata, quando un ragazzo della
sicurezza si è seduto sullo sgabello di fianco al mio e
si è messo a raccontare una storia incredibile: prima di
scomparire nel nulla, il mitico Capo Colby aveva
smaterializzato un pollo e lo aveva spedito nel web. Gran bel
viaggio. Nel successivo incendio del lab. provocato dal
sergente Billy Olive Duarte, i macchinari usati per
l'esperimento erano andati completamente distrutti. Dato che
quel pollo era il mio pollo, il ragazzo tequilista mi ha
portato in segreto a vedere le macerie annerite di un'ala
protetta dei laboratori. Eravamo entrambi sacramente strafatti
di mezcal peyotato e dolce marjuana quando ci è apparso
lo spirito di Gino. Non ha detto niente ma io ho sentito tutto.
La mia anima è diventata di fiamma.
- Da quel momento mi sono talmente
rotto i coglioni di appartenere a qualcuno a qualcosa a uno
stato alla razza umana, che, dopo aver disertato, ho indossato
questa maschera da superleone e non l'ho più tolta. In
termini scientifici sono diventato una perturbazione nel campo
della realtà cheesburger del tutto è pulito e
monitorato e in crisi. Appaio e zac sono già altrove -
il sangue scorre in un valzer, pulsazioni non oltre i
cinquantaquattro. La libertà la libertà. Correre
saltare volare lottare scardinare scoprire informare lasciare
un segno portare via saltare via fuggire via. Non più
barriere, non più confini. Non voltando le spalle, ma
ruggendo in volo. I leoni penetrano i cervelli morti. Se il
potere può, non è escluso che io possa di
più. L'energia non mi manca.
- Non è una retorica
questione romantica, si tratta di sopravvivenza. Più
distruggono più si può creare. Più si
infittisce la rete del controllo, più facile è
spostare i confini. Non potranno mai controllare tutto,
proteggere tutto, tutti i loro sporchi affari. Inutile giocare
alla divinità se non hai niente da donare ai tuoi figli
oltre a radici amarissime e orrore. Ma non m'importa di loro,
loro non sono importanti.
- Cari amici nomadi, cari fratelli
ubiqui, caro amico Gino
- La mia è un'azione
terroristica alquanto sciocca, la rivendico senza pudore e
questo mi piace molto. La maschera è fatta di stoffa ed
è foderata con una gomma dura, spessa, atossica,
dall'odore e il sapore di caramella alla fragola. I primi
giorni la mordicchiavo dall'interno, adesso mi procura solo un
piacevole aumento di salivazione. Ha però un
inconveniente: con questo clima malato mi fa sudare senza
tregua. Per il resto sto bene, anzi benissimo. Mai sentito
più in forma.
- SONO PRATICAMENTE
SCOMPARSO.
- Buona fortuna.
-
- (fine
confessione)
-